Monte Trepitò, le cascate Mundu e Galasia


Grado di Difficoltà: Difficile

Lunghezza: 80 chilometri circa

Dislivello: 1300 metri circa

Altitudine massima: 1000 metri slm

Durata: 4 ore e 45 minuti circa

Partenza: Locri

Arrivo: Locri

Mappa percorso:

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Da Locri si percorre la Strada Provinciale fino al borgo di Antonimina, da lì origina una salita ancor più dura che conduce agli altipiani di Spilinga e Zomaro, una salita ben conosciuta (e temuta!) dagli amanti delle due ruote, sia per l’asperità della stessa, con punte di dislivello superiori anche al 20%, sia per la particolare conformazione di alcuni tornanti che si snodano vorticosi all’ombra di boschi di querce da sughero e faggete rigogliose.

Arrivati nei pressi dei Piani di spilinga, breve sosta per rifornimento acqua nei pressi di un rifugio AFOR alla fonte denominata cavaleri friscu, si riprende la strada sempre asfaltata per tre chilometri fino ad arrivare all’altopiano dello Zomaro, da dove ci si inoltra nel bosco riprendendo alcuni tratti sterrati e molto scenografici dei Sentieri di Spartaco attraverso un adrenalinico single-treck, che si origina dal Laghetto Crocco fino ad incrociare nuovamente la SP 36 presso Passo Cancelo.

Dopo un paio di chilometri di asfalto si raggiunge Villaggio Moleti, frazione del comune di Ciminà e dopo aver incrociato la strada dei Due Mari dove è possibile volgere lo sguardo sia sullo Jonio che sul Tirreno, ci si inoltra nel Bosco di Trepitò, dove ci si immerge in una natura incontaminata tra faggete e pinete fiabesche, un viaggio sensoriale vero e proprio, a ritmo cadenzato tra saliscendi, profumi e odori del sottobosco.

Arrivati nei pressi di Villaggio Trepitò, si riprende l’asfalto sconnesso della Strada Provinciale che conduce a Molochio, dove si può ammirare la bellezza offerta dal Belvedere Catorella, un balcone aperto a picco sul versante tirrenico dell’Aspromonte, con lo sguardo che abbraccia la piana di Gioia Tauro fino al mare ed alle isole Eolie, fino ad intravedere la cima dell’Etna.

Una piacevolissima discesa, in pochi chilometri ci porta a incontrare uno slargo con tanto di tabellone toponomastico che indica le cascate e dal quale si dipana il sentiero sterrato che ivi conduce; Si possono lasciare le Mountain Bike nei pressi di un terrazzamento naturale, e proseguire a piedi per un tempo complessivo di percorrenza di circa un’ora e mezza, con un primo tratto iniziale ben segnalato e completamente coperto dagli alberi.

Percorso un viottolo che attraversa alcuni terrazzamenti, la vallata del Gruncu lascia il posto al vallone Mundu e al suo corso d’acqua sul torrente Jamundu. Varcato un piccolo ponticello si giunge al salto d’acqua di circa cinquanta metri della cascata.

Riprendendo quindi a ritroso il sentiero che costeggia la cascata in salita, comincia quindi nuovamente a ridiscendere con la possibilità di visionare parzialmente le altre due cascate denominate Galasia, termine riveniente dal grecanico antico.

Il sentiero che porta alla Galasia Piccola regala panorami mozzafiato, con la cascata incastonata al centro di un paesaggio quasi apocalittico. Ad un altitudine di circa 600 metri sul livello del mare si trova la cascata Galasìa Grande, uno spettacolo meraviglioso in cui potersi concedere (rigorosamente in estate!) un bagno quanto mai tonificante nelle fresche acque cristalline della vasca naturale.

Questo luogo è ben segnalato e ben conosciuto, una meta imperdibile per gli appassionati di escursionismo.

Si riprende il crinale in senso inverso fino a incrociare nuovamente il bivio con il ponticello, e quindi risalire la vallata del torrente Barvi fino a riprendere le MtB.

Si riprende la via del ritorno ripassando da villaggio Trepitò, stavolta però in salita e si prosegue lungo la dorsale aspromontana della SP 36 fino a raggiungere il quadrivio di Canolo Nuovo ed imboccare quindi la SP 1 che, in venticinque chilometri di discesa vi condurrà al punto di partenza.

Fonte: Rocco Lombardo