Zomaro, i laghetti e i sentieri di Spartaco


Grado di Difficoltà: Moderato

Lunghezza: 75km

Dislivello: 500 metri ca

Altitudine massima: 1000 metri slm

Durata: 3 ore e 45 minuti ca

Partenza: Locri

Arrivo: Locri

Mappa percorso: 

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Lo Zomaro è considerata una delle porte naturali del Parco Nazionale d’Aspromonte, Un territorio agevolmente raggiungibile dalla Locride attraverso la Strada Statale 111 Locri–Gioia Tauro.

Il percorso è un classico per tutti coloro che praticano non solo ciclismo o Mountain Bike nello specifico, ma anche le escursioni a piedi. Pertanto, si parte imboccando la Strada Statale 111 per risalire la dorsale che congiunge i due mari, attraversando, nell’ordine, il borgo di Gerace e, in rapida successione, alcune contrade a cavallo tra i comuni di Gerace stesso e Canolo. Dopo una serie infinita di curve e controcurve con pendenze anche importanti, percorsi i primi 25 chilometri interamente asfaltati, incontriamo finalmente un tratto pianeggiante, l’altopiano del Passo del Mercante (942 metri sul livello del mare), uno degli undici che uniscono l’Aspromonte e le Serre, che ha rappresentato per molti secoli uno degli sbocchi naturali di transito, relazioni e scambi commerciali tra le popolazioni joniche e tirreniche.

Seguendo la traccia gps, sterrata e sotto gli alberi in alcuni tratti, si arriva alla contrada Varca, nei pressi dell’invaso artificiale omonimo.

Si prosegue costeggiando il bacino del laghetto attraverso un sentiero poco battuto, contornato da floridissime e insidiose felci e, tenendosi sul declivio della faggeta, dopo alcuni salti adrenalinici e dislivelli brevi ma impegnativi, si arriva in località Piano di Mortelle, a cavallo tra i comuni di Canolo, San Giorgio Morgeto e Mammola.

Si prosegue fino ad arrivare all’acquedotto di Canolo e, quindi, al pianoro sterrato delimitato da alcuni cancelli, teatro di competizioni agonistiche a carattere regionale.

Dalla Torbiera di Piani Gulata, nel territorio di Canolo Nuovo, si continua a pedalare lungo la traccia sterrata sempre mantenendoci a quota 1.000 metri, tra faggete e pinete, in direzione di Pietra Liso e, da lì, si prosegue verso BragaTorto (Pietra Storta), ove è stata rinvenuta un’importante area archeologica, collocabile intorno al IV sec a.C.

Breve sosta e si riprende la pista sterrata, vi riporta stavolta sul versante tirrenico attraverso alcuni sentieri a ridosso di profondi fossi ed esaltanti sottoboschi interamente ricoperti da una spessa coltre di fogliame e da una particolarissima biodiversità vegetale.

Attraversando il Villaggio Zomaro e proseguendo lungo un tratto sterrato e sconnesso in discesa fino a lambire il Casino del Granduca, anche conosciuto come Casa del Principe, un’antica e imponente dimora di montagna, ormai abbandonata da anni.

La pista che conduce al laghetto è molto conosciuta e battuta, ben segnalata dalla toponomastica sentieristica del Club Alpino Italiano, essendo frequentata dagli appassionati della montagna, dai raccoglitori di funghi e da coloro che vengono a rifornirsi alla sorgiva dell’Acqua Bianca, molto apprezzata per le sue qualità terapeutiche. Il toponimo Crocco è riconducibile a un fiore: il Crocus bulbifero, da cui si estrae lo zafferano, il nettare degli dei, che veste di viola questo pianoro.

Comprovate fonti storiografiche narrano che lungo i sentieri di questo territorio affascinante, tra il 72 e il 71 a.C. si combattè la cosiddetta Guerra Servile tra le truppe romane comandate dal proconsole Marco Licinio Crasso (da cui il toponimo Piani di Marco) e lo schiavo-gladiatore Spartaco.

Circumnavigato il laghetto, affrontiamo l’ultima parte suggestiva del percorso, riprendendo la traccia che, attraverso un single-track (ovvero un classico percorso di montagna in cui bisogna procedere in fila indiana per le ristrettezze del sentiero disomogeneo e sconnesso) con un giro ad anello ci condurrà fuori dal fitto bosco presso Passo Cancelo, che lambisce la strada asfaltata e l’ippovia, per poi riaddentrarci nella faggeta fino a raggiungere il laghetto di Moleti, anche questo un invaso artificiale progettato per la prevenzione incendi.

La via del ritorno: usciti dal bosco riprendiamo la SP 36, che ci obbliga ad alcuni sali scendi e falsi piani molto dispendiosi fino ad incrociare la Strada Provinciale 80, che in ripidissima discesa, superati i Piani di Spilinga, ci porterà alle porte del borgo di Antonimina e quindi alle Terme delle Acque Sante della frazione Bagni, da dove percorrere gli ultimi sette/otto chilometri fino al punto di partenza.

Fonte: Rocco Lombardo