Grado di Difficoltà: Facile - Moderato
Lunghezza: 30 chilometri ca
Dislivello: 650 metri ca
Altitudine max: 520 metri ca
Durata: 2 ore e 30 minuti circa
Partenza: Locri
Arrivo: Locri
Mappa Percorso:
Monte (Je)Junio prende il nome dal monaco eremita che abitava la grotta sita sulle sue pendici, Santo Iunio o Ieiuneo o Jejunio; un monaco cristiano e santo bizantino, venerato sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa.
Partenza da Locri risalendo la Strada Provinciale 1 fino al borgo di Gerace e ascesa fino a Passo Ropolà, un tratto asfaltato in salita ma pedalabile, senza particolari difficoltà.
Arrivati nei pressi della fontana omonima, molto ben visibile sulla sinistra e facilmente accessibile, si segue la traccia GPS per immettersi su una pista abbastanza sterrata battuta e frequentata, che si inerpica attraverso un sentiero che corre a mezzacosta lungo il costone nord dell’altura, con alcuni strappi molto impegnativi, resi particolarmente complicati dal fondo sconnesso e pietroso che non aiutano di certo la pedalata. Giunti quasi nei pressi della sommità del monte, una biforcazione indica un sentiero a destra, abbastanza agevole, e lo si seguirà da lì a breve per incrociare la pista che porta fino alla grotta di Santo Jejunio, mentre per risalire l’ultimo tratto e conquistare la vetta, pieghiamo leggermente su quello di sinistra per un paio di tornanti ripidi e tortuosi che ci condurranno in cima con un panorama mozzafiato a 360 gradi.
Lungo il sentiero la vegetazione si mantiene fitta tra querce da sughero e lecci, al diradarsi si ricopre di flora mediterranea molto rigogliosa.
Ridiscendiamo ed alla biforcazione pieghiamo a sinistra fino ai piedi di una piccola scalinata naturale che ci conduce all’apertura della grotta, recintata con palizzata in legno al fine di impedire agli animali di potervi accedere liberamente.
Si riscende percorrendo il sentiero opposto sul ciglio della SP 1, attraverso uno sterrato adrenalico e panoramico da affrontare con assoluta cautela.
Superato un cancello in ferro posto sulla sinistra della carreggiata si entra nella splendida area demaniale di “Passo Ropolà”, una sorta di parco protetto poco conosciuto e frequentato quasi esclusivamente dai cercatori di funghi, da animali al pascolo e da rari escursionisti e biker della zona.
Si segue la pista inizialmente asfaltata dove il percorso si presenta abbastanza agevole e si snoda sul ciglio della roccia di monte Campanaro, un colle alto 550 metri slm, inoltrandosi nella vegetazione tipica mediterranea.
Giunti nei pressi di uno slargo lo sguardo viene catturato dal panorama sottostante, un vero e proprio sipario scenografico che spazia fino la mare e sulla vallata della fiumara di Gerace, sul torrente San Paolo, su Antonimina con i maestosi torrioni del Monte Tre Pizzi, Tre Arie e San Nicola e domina lo stretto del Dottorazzo e Pietra della Morte (alias Petra Morta).
Gustato il panorama si prosegue lungo il sentiero aperto e pietroso molto tecnico e moderatamente pericoloso per i canaloni creati dalle acque piovane che rendono decisamente accidentato il percorso (ai neofiti si consiglia di percorre alcuni tratti a piedi) si percorrono quindi ancora alcuni tornanti tecnici ed adrenalinici arrivando ai piedi della discesa, (si attraversano le pertinenze di un ovile con la presenza di cani pastore particolarmente aggressivi!!), si raggiungono quindi le prime case della Contrada Badessa e quindi nuovamente l’asfalto; si incrociano, in successione, le località Modi e Cavuria, per poi prendere la SP 80 nei pressi del ponte di contrada Bagni, e quindi rientrare a Locri per completare il giro ad anello.
Fonte: Rocco Lombardo